La vita interiore

Rottura dell'intimità con Dio

Pubblicato: sabato 28 marzo 2009

"In propria venit et sui eum non receperunt".
"Venne nella sua proprietà ma i suoi non l'accolsero."

(Joan 1, 11)


Iddio «venne nella propria casa e i suoi non l'accolsero!». Fatto ben doloroso - e sempre vero! Iddio si elegge in noi un luogo di dimora come in casa propria. Non si tratta di una breve visita, ma di una dimora permanente, se vogliamo. Noi invece lo mettiamo alla porta col peccato!... Non sappiamo che farcene di un Ospite così grande! Anche dopo aver purificata l'anima nostra, il ricordo dei tristi ospiti che forse un giorno abbiamo accolto rimane cocente. Ripariamo con un amore intenso. E se abbiamo avuto la buona sorte di aver sempre conservata in noi la grazia di Dio, offriamo per gli altri il fervore di una intimità compensatrice. Sotto l'aspetto dei nostri destini eterni, l'esistere senza essere in grazia di Dio equivale a non esistere. S. Paolo scrive: «Si charitatem non habuero, nihil sum»: se son privo della grazia santificante, sono nulla.

***

Il peccato che per se stesso ci precipita nella morte eterna, ci pone in un senso strettamente vero al di sotto del nulla. Accennando a Giuda nostro Signore ha detto: «Era meglio per lui che non fosse mai nato».

***

L'esser uomo – uomo, così, senz'aggiunta – risponde ad una definizione astratta, non ad una realtà. O santo o peccatore, non c'è via di mezzo.

***

L'uomo non fu creato secondo la formula dei filosofi, ma secondo i disegni di Dio. Ora secondo i disegni di Dio noi siamo esseri soprannaturali, quindi più alti che la natura. Cattivo servizio dunque quello di abbassarci a volontà.

***

La perfezione cristiana eccola: non esser più che «degli Dei». – La perfezione «laica»: non esser altro che dei «puri uomini». Degli uomini! Si avesse almeno cura di conservare a questa parola il suo valore!

***

Che cos'è un dannato? – Un essere spostato per sempre, in cui non c'è più Dio.

***

Esser dannato equivale ad esser «laicizzato» per tutta l'eternità.

***

Vivere «senza Dio» equivale ad essere dannato anticipatamente. Dannazione e laicizzazione senza rimedio.

***

Quale spettacolo agli occhi degli Angeli il naufragio eterno d'un figlio di Dio! E per Dio che ne comprende tutta l'intera realtà, quale visione di indicibile orrore!

***

A Venezia durante la guerra del 1915, la famiglia Sarto, obbligata ad abbandonare la città scrisse sulle pareti della casa: «Rispettate la dimora di Sua Santità Papa Pio X». – Quanti vi sono che rispettano poco la propria anima, dimora di Dio!

***

Nel giorno del Battesimo si ebbe cura di avvisarci che ormai avremmo dovuto vivere senza macchia. «Ricevi questa veste candida e ricordati che dovrai portarla immacolata al tribunale di Dio».

***

Per molti l'ospitalità che praticano verso Dio consiste nel seppellirlo in fondo al cuore, come in una tomba.

***

Quante anime rassomigliano all'Orto di Getsemani, la sera del Giovedì Santo! C'è Gesù, in esse; ma si dimentica di vegliare, di tenergli compagnia. E qualche cosa si affaccia nell'ombra… forse per consumare un tradimento.

***

Bisogna essere Dio per non aver paura di entrare nella casa che io Gli offro. Io stesso, invece, quando mi considero attentamente, provo vergogna di entrare in me.

***

Ecco un vivo che passa… Un vivo? O non piuttosto un morto?

***

Quanti vivono senza avere l'aria di dubitare che son morti già da molto tempo!

***

Pochi potrebbero tollerare un cadavere nella sala da pranzo o nella camera da letto. Quanti invece vivono portando continuamente, dentro di sé, la propria anima morta!

***

Ezechiele è portato dall'angelo a Gerusalemme «all'entrata della porta interna che si volge a Settentrione». - «Credi, gli dice il Signore, che qui non vi sia altro se non di quello che vedi all'esterno? Fora la parete e vedrai». Ezechiele forò la parete e vide ogni sorta di rettili e altri animali immondi diventatigli idoli di Israele. «Procedi più oltre» disse il Signore. E il Profeta vide molte donne che piangevano la morte di Adone.

***

«Più oltre ancora», ed Ezechiele vide venticinque uomini che volgendo le spalle al tempio del vero Dio adoravano il Sole.

***

Privilegio ben doloroso quello di poter ricordare! Peccatum meum… contra me… semper. Il mio peccato eccolo… dinanzi a me… sempre. Non c'è lamento più tragico in tutta la storia degli uomini, poter dimenticare, che potenza!... Ma essere costretti a ricordare, che martirio! Continuamente, tra Dio e me, il peccato! Ogni volta che cerco di rivolgermi al Signore… - ogni volta che mi raccolgo nel silenzio… ecco sorgere il peccato – il mio peccato – meum. Davide dice «il mio», ed io? … «il mio» … o «i miei»?

***

Quello che cruccia non è il desiderio del futuro ma il rimorso del passato. Un supplizio di tantalo a rovescio. Catena al piede del galeotto… L'aquila che s'è gettata sull'antilope e non la lascia più. Ricordo che rode col suo becco avido e fa sanguinare; col suo becco non mai sazio e che ricerca con tanta abilità ogni ripostiglio. Quando ci si crede quieti, tranquilli… Ahi! La fitta acuta… E' l'aquila del ricordo … Peccatum ... semper... Chi mi concederà di poter felicemente dimenticare!

***

Se si pensasse, nel momento del peccato, che esso c'imporrà per tutta la vita il giogo del suo ricordo!

***

Là, in quell'angolo d'ombra, ecco il mostro addormentato, ma che respira ancora dietro quella griglia di ferro, chiusa da me con ogni cautela… è lui! E si trova là da dieci, venti, quarant'anni… E non può morire. Forse sulle sue unghie v'hanno ancora dei segni che io detesto! … E se avesse divorato degli innocenti? …

***

Un tempo, nel medioevo, mentre ogni cosa era quieta nel castello, il vecchio guerriero s'inoltrava in una galleria, dove le tele dipinte e disposte lungo i muri celebravano la storia delle sue "gesta" gloriose. Quando tutto tace, ogni rumore svanisce e noi entriamo nel museo dei nostri ricordi – grandi affreschi o umili quadri – quale triste esposizione di sconfitte!

***

Che si pensa di me? Non lo so e poco me ne curo. – Che sono io? … questo si che conta! Eppure il disprezzo di noi stessi è tanto difficile!

***

E' cosa salutare riflettere alle terribili capacità di male, che rimangon nascoste a nostra vergogna in una vita, ora, fedele – e più ancora riflettere alle magnifiche capacità di bene, seppellite a nostra insaputa in una vita un tempo, o anche ora la più colpevole.

***

Il ricordo doloroso delle proprie colpe, sovranamente utile per le anime peccatrici, è qualche volta dannoso alle anime buone.

***

Quanto saremmo infelici, se non ci fosse l'Assoluzione!

***

Un peccato mortale? Dio se ne va … L'assoluzione? Dio ritorna. Strano potere della mano del sacerdote che traccia un segno di Croce sulla confessione contrita delle nostre colpe. Un mezzo giro del commutatore e le cascate del Niagara inondano di luce tutta l'America. – Ego te absolvo, ed ecco gettarsi sull'anima nostra tutto un torrente di misericordia divina che spazza per sempre dinanzi a sé tutte le nostre turpitudini.

***

La confessione è qualche cosa di più che la creazione. La creazione trae dal nulla. La confessione fa rientrare nel nulla il peccato commesso. Mettere il nulla dove c'era il peccato è cosa più difficile che metter qualche cosa dove c'era il nulla.

***

E Dio fa questo miracolo. Per creare gli è bastato un «pensiero» efficace. Per perdonare invece gli è necessario un «oblìo» efficace ed Egli è pronto a farlo. Sono le meraviglie del Sacramento della Penitenza.

***

Confessiamolo: nei nostri rapporti con Dio c'è sempre qualche cosa che ci dà soggezione. Egli è troppo grande, e noi troppo miserabili. Ogni volta che mi accosto a Lui la vista delle mie miserie mi schiaccia… Egli possiede delle ricchezze per due…

***

E poi perché intrattenerlo di cose che riguardano voi? Parlategli di Lui!

***

Come osar tanto nella mia miseria? – Il pensiero della distanza vi toglie ogni forza? E voi pensate sovente agli sforzi che Dio ha fatto per colmare questa distanza. E' venuto dal Cielo fino a noi. Da noi fino a voi, fino alla vostra propria anima per non fare con voi che una sola cosa: «Tu in me et ego in te et sic nos in unum». Perché insistere sull'impossibilità di essere intimi con Lui, quando Dio stesso ha soppressa questa impossibilità, instaurando tra noi e lui una perfetta comunanza di vita, di nomi, di beni e di eredità?

***

Il peccato non è mai un ostacolo al nostro amore verso Dio, né all'amore di Dio verso di noi quando fra il nostro peccato e noi, si interpone il pentimento e la confidenza. Vedete la Maddalena. A Betania, Gesù la vuole vicino a sé: sul Calvario, Gesù la vuole ai piedi della croce: al Sepolcro, Gesù risorto si mostra per la prima a lei e le asciuga le lacrime. Come disperare di tutto questo?

***

Non si può dimenticare che c'è una «beatitudine» riservata ai «cuori puri». Io ho peccato… dunque sono escluse senza rimedio per me le gioie dell'intimità! «Mundo corde… videbunt». Le anime pure, casta inaccessibile! Vi potranno ancora entrare e farvi parte i poveri assetati, a cui dopo la caduta ed il perdono il Signore ha conservata la loro sete? O ne saranno esclusi definitivamente, irrevocabilmente? … No … il Signore è disceso dal monte dopo il discorso e ai colpiti da ogni sorta di miserie morali tiene un linguaggio diverso. Si direbbe che Egli corregge – senza però distruggere – le sue affermazioni. C'è qualcosa che può competere con la purezza, l'«amore». Quia dilexit multum. La Maddalena ha amato molto. Gesù il mattino di Pasqua comparirà ad essa – videbunt – per la prima! Prima ancora che S. Giovanni. Beato quelli che l'amano: anch'essi, benché abbiano peccato, potranno «vedere» Iddio.

***

Ma una volta tornata a Dio, la Maddalena non pecca più. Perdonerà ancora Gesù, se, dopo esser tornati a lui, veniamo meno ai nostri giuramenti? Considerate S. Pietro: ha fatto la sua prima Comunione è appena un'ora; è stato consacrato nello stesso tempo sacerdote … e rinnega per tre volte il Maestro! Credete che nostro Signore non perdoni più? Ecco, fa di Pietro il capo della sua Chiesa.

***

La santità «ufficialmente riconosciuta» suppone inchieste, processi e commissioni. La santità sostanzialmente suppone soltanto la grazia santificante.

***

Dunque la santità non è una gran cosa? S'è invece potuto affermare: «lo stato eroico è lo stato di grazia».

***

Nella vita pratica, «stato di grazia» è sinonimo di «stato di sacrifizio».

***

Newman fa dire a Callista: «Avevo sempre creduto che non potesse darsi un cristiano senza fervore». Ahime!

***

Una sola cosa al mondo dovrebbe incuterci spavento: ricevere tanti inviti a salire e rimanersene sempre al livello del mediocre; - forse anche più in basso.

***

«Ecco quello che tu sei» ci dirà il Signore, ed «ecco quale io volevo che tu fossi. Fa il paragone». La «fedeltà» alle grazie, che ci vengono largite, dovrebbe essere l'unica nostra preoccupazione. Se siamo fervorosi, essa sola ci assicura il nostro grado di virtù. Se siamo peccatori, essa sola ci può assicurare la nostra vita futura.

***

Tutto l'edifizio della santità deve talora la sua esistenza ad una ispirazione iniziale che fu generosamente seguita.

***

Una grazia respinta rende timorose quelle che vengono appresso e che dovrebbero presentarsi a loro tempo. Esse temono una sorte consimile e salgono meno liete fino a noi. E' necessario che Dio faccia loro forza perché vengano ciò nonostante a battere alla porta.

***

Eccovi due proposizioni, ugualmente vere: Ogni perdita di grazia, qualunque essa sia, è irreparabile. Ogni tempo è opportuno per riparare la grazia perduta.

***

Nostro Signore ad un'anima santa: «Io mi trovo nel cuore di molti come un tesoro infruttuoso; mi possiedono perché hanno la grazia, ma non si valgono in me in nulla: supplisci per costoro». E quanti sono i cuori in cui Dio non si trova affatto? Supplire anche per questi.

***

Il mondo si ritira da Dio. E noi attiriamo Dio in fondo al nostro cuore e ritiriamoci presso di Lui. Così l'amore compenserà il disprezzo, l'intimità compenserà la dimenticanza.

***************************************************

Dove eravate voi, Signore, quando l'anima mia si trovava in preda alla tentazione? Io ero in te, perché io sono fedele e non mi allontano mai, se non mi si caccia col peccato. Se voi eravate in me, perché non me ne sono accorta? Sì vicina al fuoco non sentivo calore, ma freddezza, malinconia e amarezza: avrei detto di trovarmi ricolma di peccati mortali. Vuoi sapere come ero presente io in te? Dimmi, donde il peccato mortale? Dalla sola volontà. Non si può dir peccato e neppure virtù quando accade involontariamente. La tua volontà non vi aveva parte, altrimenti avresti preso gusto a quei pensieri suggeriti dal demonio. Invece tu gemevi e soffrivi per timore di offendermi. Tu puoi vedere ora come in mezzo a cotali combattimenti io dimori segretamente in te. La risoluzione tua di restarmi fedele era segno certo che io non ti avevo abbandonata. Vuoi comprendere come io possa esser unita a te senza che tu lo senta? Rifletti alla mia Croce. Io ero pienamente beato per l'unione della mia natura divina con la mia natura umana, eppure il mio corpo soffriva atrocemente, perché il Padre celeste aveva ritirato la sua mano e mi lasciava soffrire senza perciò spezzare quei vincoli che lo uniscono sempre a me. Io sottraggo spesso la consolazione; la grazia, non mai. Questa non si perde che col peccato mortale. S. Caterina da Siena – Lettere. Lettera 199

Attività parrocchiali

Sante Messe

Feriale e Sabato festivo: Ore 18

Festivo: Ore 8 - 9.30 - 11.30

Sante Confessioni

1° Venerdì del mese: 9.30-11

Ogni sabato: 9.30-11 e 17-18

Adorazione

Sabato: Ore 17-18

Domenica: Ore 7-8

3° Giov. del mese: 21.15-22.30

1° Ven. del mese: 17-18 e 21-22

Santo Rosario

Ogni giorno mezz'ora prima della S. Messa pomeridiana.

Il giovedì nelle famiglie: 21.15

Grande liturgia

Con preghiere di lode, consolazione, guarigione, liberazione e S. Messa solenne, 1° Venerdì del mese, ore 21-23

Tutti i mercoledì

Ore 21.15: Preghiera di Lode e catechesi in sala parrocchiale o nel chiostro della canonica.

Primo Martedì del mese

Ore 17: Santo Rosario meditato

Ore 18: S. Messa per i defunti Opera Dottrina Cristiana


Consulta il calendario ...

Sito della Propositura di San Frediano a Settimo - Via di Mezzo Nord, 93 - CAP 56026 - S. Frediano a Settimo (PISA)

Email: parrocchiadisanfrediano@gmail.com