Sant'Antonio di Padova
La vita del Santo
Pubblicato: martedì 31 marzo 2009
Sant'Antonio è nato in Portogallo, a Lisbona, nel 1195. viene indica la data del 15 agosto. Era figlio dei nobili Martino de' Buglioni e donna Maria Taveira. La loro casa distava pochi metri dalla cattedrale. Fu battezzato con il nome di Fernando.
Trascorse i primi anni di formazione sotto la colta guida dei canonici del Duomo. Tra i suoi compagni di studi, vi erano anche ragazzi già orientati alla scelta del sacerdozio. Molto probabilmente anche da qui nacque l'aspirazione del giovane Fernando a scegliere il servizio sacerdotale.
Ma soprattutto furono la mediocrità morale, la superficialità e la corruzione della società a spingerlo ad entrare nel monastero agostiniano di São Vicente, fuori le mura di Lisbona, per vivere l'ideale evangelico senza compromessi.
Nell'ordine Agostiniano. La formazione del Santo.
Fernando dimorò A São Vicente per circa due anni. Poi, infastidito dalle continue visite degli amici, con i quali più nulla aveva a che spartire, chiese di trasferirsi altrove, sempre all'interno dell'Ordine agostiniano. Antonio affrontava così il suo primo grande viaggio, 230 chilometri circa, quanti separano Lisbona da Coimbra, allora capitale del Portogallo.
Fernando aveva 17 anni. Arrivava in un ambiente dove sarebbe convissuto con una grossa comunità di circa 70 membri per il corso di 8 anni, dal 1212 al 1220. Furono anni importantissimi per la formazione umana e intellettuale del Santo, il quale, poteva fare affidamento su valenti maestri e su una ricca e aggiornata biblioteca.
Fernando si dedicò completamente allo studio delle scienze umane e teologiche, anche per estraniarsi dalle tensioni che attraversavano la comunità religiosa. Gli anni trascorsi a Santa Cruz di Coimbra lasciarono una traccia profonda nella fisionomia psicologica e nell'iter esistenziale del futuro apostolo.
Già per indole ci appare un uomo appartato, geloso del suo segreto, come rinchiuso nei suoi impegni di lavoro che gli lasciavano ben poco respiro. Diventò, anche per libera scelta, un uomo privo di ambizioni sociali; contrario a ogni ostentazione ed esibizione di sé e delle sue doti; diffidente delle polemiche; indifferente alle esteriorità di qualunque tipo, a meno che non fosse sospinto dal dovere della testimonianza evangelica. Da Coimbra uscì uomo maturo. La sua cultura teologica, nutrita di Bibbia e di tradizione patristica, aveva raggiunto uno stadio definitivo.
L'età matura.
Nel 1220, giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Quando i frati del convento di monte Olivares arrivano per accogliere le spoglie dei martiri, Fernando confida loro la sua aspirazione di vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell'abate, eremita egiziano.
Anelando al martirio, subito chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. È verso la fine del 1220 che s'imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito da febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi.
Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia.
Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. A Pentecoste è invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente.
Il ministro provinciale dell'ordine per l'Italia settentrionale gli propone di trasferirsi a Montepaolo, presso Forlì, dove serve un sacerdote che dica la messa per i sei frati residenti nell'eremo composto da una chiesolina, qualche cella e un orto. Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, svolgendo per desiderio personale le mansioni più umili, finché deve scendere con i confratelli in città, per assistere nella chiesa di San Mercuriale all'ordinazione di nuovi sacerdoti dell'ordine e dove predica alla presenza di una vasta platea composta anche dai notabili.
Sul più bello ecco che non arriva l'oratore designato e fra Graziano, il superiore, chiede aiuto ai francescani e ai domenicani presenti perché lo sostituiscano. Nessuno tra costoro se la sente d'improvvisare una predica alla presenza di una vasta platea composta anche dai notabili, allora, ricordando che Antonio è sacerdote e deve pur conoscere qualcosa delle Sacre Scritture, lo chiama. Antonio cerca di sottrarsi, ma alla fine cede ed è una rivelazione per se stesso e per gli altri. La sua eloquenza infervorata e la sua cultura trascinano gli astanti, per i Minori, tutti piuttosto ignoranti poiché l'istruzione non è elemento indispensabile nella loro regola, ecco finalmente qualcuno del loro ordine che può stare alla pari con i colti domenicani, verso i quali nutrivano un complesso d'inferiorità. Su richiesta di fra Graziano che ne parla a frate Elia, ad Antonio è assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. In poche parole lo invita a non montarsi la testa, ma Antonio non è certo il tipo.
Comincia a predicare nella Romagna, prosegue nell'Italia settentrionale, usa la sua parola per combattere l'eresia (è chiamato anche il martello degli eretici), catara in Italia e albigese in Francia, dove arriverà nel 1225. Tra il 1223 e quest' ultima data pone le basi della scuola teologica francescana, insegnando nel convento bolognese di Santa Maria della Pugliola. Quando è in Francia, tra il 1225 e il 1227, assume un incarico di governo come custode di Limoges.
La morte.
Mentre si trova in visita ad Arles, si racconta gli sia apparso Francesco che aveva appena ricevuto le stigmate. Come custode partecipa nel 1227 al Capitolo generale di Assisi dove il nuovo ministro dell'Ordine, Francesco nel frattempo è morto, è Giovanni Parenti, quel provinciale di Spagna che lo accolse anni prima fra i Minori e che lo nomina provinciale dell'Italia settentrionale. Antonio non ha requie, apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, controlla le Clarisse e il Terz'ordine, va a Firenze, finché fissa la residenza a Padova e in due mesi scrive i Sermoni domenicali.
A Padova ottiene la riforma del Codice statutario repubblicano grazie alla quale un debitore insolvente ma senza colpa, dopo aver ceduto tutti i beni non può essere anche incarcerato. Non solo, tiene testa ad Ezzelino da Romano, che era soprannominato il Feroce e che in un solo giorno fece massacrare undicimila padovani che gli erano ostili, perché liberi i capi guelfi incarcerati. E questa è storia, non leggenda.
Intanto scrive i Sermoni per le feste dei Santi, i suoi temi preferiti sono i precetti della fede, della morale e della virtù, l'amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera e l'umiltà, la mortificazione e si scaglia contro l'orgoglio e la lussuria, l'avarizia e l'usura di cui è acerrimo nemico.
È mariologo, convinto assertore dell'assunzione della Vergine, su richiesta di papa Gregorio IX nel 1228 tiene le prediche della settimana di Quaresima e da questo papa è definito "arca del Testamento". Si racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua. Per tre anni viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d'asma ed è gonfio per l'idropisia, torna a Padova e memorabili sono le sue prediche per la quaresima del 1231. Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tirso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un grande albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna alla sua cella arborea.
Una notte che si era recato a controllare come stesse Antonio, il conte Tirso è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo.
A mezzogiorno del 13 giugno 1231., era un venerdì, Antonio si sente mancare e prega i confratelli di portarlo a Padova, dove vuole morire. Caricato su un carro trainato da buoi, alla periferia della città le sue condizioni si aggravano al punto che si decide di ricoverarlo nel vicino convento dell'Arcella dove muore in serata.
Si racconta che mentre stava per spirare ebbe la visione del Signore e che al momento della sua morte, nella città di Padova frotte di bambini presero a correre e a gridare che il Santo era morto.
Nei giorni seguenti la sua morte, si scatenano "guerre intestine" tra il convento dove era morto che voleva conservarne le spoglie e quello di Santa Maria Mater Domini, il suo convento, dove avrebbe voluto morire. Durante la disputa si verificano persino disordini popolari, infine il padre provinciale decide che la salma sia portata a Mater Domini.
Non appena il corpo giunge a destinazione iniziano i miracoli, alcuni documentati da testimoni. . I suoi miracoli in vita e dopo la morte hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.
Antonio fu canonizzato l'anno seguente la sua morte dal papa Gregorio IX.
La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di Santa Maria Mater Domini.
Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la lingua di Antonio incorrotta, ed è conservata nella cappella del Tesoro presso la basilica della città patavina di cui è patrono.
Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato Dottore della Chiesa.
Nell'arte sant'Antonio è raffigurato di solito con il Bambino in braccio, o in piedi o seduto su un libro aperto, ed un giglio in mano simbolo di verginità, castità. Il culto del Santo si è esteso rapidamente in tutti i paesi latini fino a diventare universale, originando varie manifestazioni, come l'abitudine dei "martedì di sant'Antonio" per ricordare il giorno del suo funerale, oppure il "breve di sant'Antonio", cioè un'immagine del santo che sul verso reca la frase da lui rivolta ad una donna portoghese indemoniata: "Ecce crucem Domini, fugite partes adversae! Vicit Leo de tibù Juda, radix David. Alleluia, alleluia" (Ecco la croce del Signore, fuggite avversari! Il Leone della tribù di Giuda, stirpe di David ha vinto. Alleluia, alleluia).
Poiché una donna ottenne dal Santo la resurrezione dell'unico figlio annegato in una vasca promettendo di dare ai poveri tanto grano quant'era il peso del bambino, è nata la tradizione del "pane dei poveri" e l'Opera omonima, che si avvale principalmente delle offerte fatte dai genitori che invocano il Santo a protezione dei loro figli. . Non dimentichiamo le "tredicine", l'usanza di pregare a partire dal primo giorno di giugno per "ingraziarsi" il Santo il quale si dice possa fare fino a tredici grazie al giorno. Il noce di Camposampiero, dove il Santo aveva la sua cella tra i rami, fiorisce ogni anno durante i primi tredici giorni di giugno. Sant'Antonio sovrintende ad un tal numero d'intercessioni (ricordate che i santi intercedono presso il Signore, non "fanno" grazie), che è facile dimenticarne qualcuna.
Lo si invoca:
- per proteggere le messi;
- contro la sterilità coniugale;
- protegge dalle tentazioni diaboliche;
- i prigionieri e le reclute;
- dai terremoti, dalle pestilenze e durante i naufragi, trova marito alle ragazze;
- protegge i bambini e in particolare quelli ammalati e gli orfani;
- fa ritrovare le cose smarrite;
- veglia sulla posta (sì, proprio le lettere) mentre in realtà un tempo vegliava sui messaggeri;
- oltre a ridare la vista ai ciechi, la parola ai muti e l'udito ai sordi;
Sante Messe
Feriale e Sabato festivo: Ore 18
Festivo: Ore 8 - 9.30 - 11.30
Sante Confessioni
1° Venerdì del mese: 9.30-11
Ogni sabato: 9.30-11 e 17-18
Adorazione
Sabato: Ore 17-18
Domenica: Ore 7-8
3° Giov. del mese: 21.15-22.30
1° Ven. del mese: 17-18 e 21-22
Santo Rosario
Ogni giorno mezz'ora prima della S. Messa pomeridiana.
Il giovedì nelle famiglie: 21.15
Grande liturgia
Con preghiere di lode, consolazione, guarigione, liberazione e S. Messa solenne, 1° Venerdì del mese, ore 21-23
Tutti i mercoledì
Ore 21.15: Preghiera di Lode e catechesi in sala parrocchiale o nel chiostro della canonica.
Primo Martedì del mese
Ore 17: Santo Rosario meditato
Ore 18: S. Messa per i defunti Opera Dottrina Cristiana
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